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Marco Maggi - 5 inediti





Avere cura

 

Adesso prenditi cura tu

di questi bulbi trapiantati

-in ogni vaso una corta canna

che ne tenga dritto il germoglio-

 

osservali crescere come figli

lasciali andare senza resistere

 

fanne memoria.




E c’erano le ragazze…

 

E c’erano le ragazze

che andavano con tutti

tranne che con lui

così magro e allampanato

forse allora un po’ troppo sensibile

ai complessi affari di cuore.

 

Quello che più lo attraeva

non era la loro avvenenza

la promessa d’una facile esperienza

nell’alcova di chi aveva

baciato già tante bocche

 

Guardandole da lontano

mi diceva di provare tenerezza

vedendo strisciare sui loro occhi

quasi un gelido senso di colpa

una vaga rassegnazione

verso l’amore e verso la vita

 

e forse anche noi come loro

in questo sentirsi già perduti.




Légami!

 

Se ti faccio troppo male

legami forte le braccia

prima che si serrino

lasciandoci esanimi e senz’aria

 

Quando la pelle avverte dolore

allora è mia la colpa

e non trovo più nulla da ridire

se il tuo cuore mi schiaccia

 

Perché in me sta un fuoco

in me una guerra

che solo tu sai spegnere

mentre io mi perdo

nei miei “a capo” senza senso.

 



Corpi

 

Discutendo, amico mio, sulla fine

vorrei la tua stessa serenità

nel dirottare la parola

su profumi e silenzi

ma in mente io ho solo

la truculenta transustanziazione

che trasforma le membra

in scorie di viscere e sangue.

 

Da quando mi brucia nelle nari

il puzzo di vomito

che m’intrise le mani 

mentre pulivo i bordi della turca

o l’odore dolciastro dei cadaveri

non posso ricucire speranze

propinare alcun alibi

che non mi riporti alla cenere.

 

Quanto può ripugnare un corpo?

 

 

  

 Ascesa e discesa

 

L’ascensore nel vecchio palazzo

di quelli con gli sportelli che sbattono

-a Milano, Firenze o Genova, 

ora non importa-

 

Il passaggio di generazioni

accatastate in ogni pianerottolo

le une sulle altre

Il peso di centinaia di mani appese

alla stessa maniglia

gli occhi fissi sul medesimo punto

dove si posarono i miei.

 

Soprattutto stupisce l’odore

-un non so che di stantio,

attraversando la soglia-

quasi fosse accumulato dal tempo

come un mucchio di foglie

 

pensare che per tante vite

passate o recenti

fiduciose o sfinite

ha significato ogni volta

il ritorno a casa.







Marco Maggi. Nato a Tortona il 16 novembre 1968, vive da sempre in provincia di Alessandria.

Sue poesie sono state selezionate e pubblicate su diverse antologie e riviste letterarie, sia online che cartacee, ed ha ottenuto riconoscimenti in alcuni importanti premi di poesia.Nel febbraio 2014 ha pubblicato la sua prima raccolta, intitolata “Punto di fuga”, presso i tipi di Collezione Letteraria della Puntoacapo Editrice di Novi Ligure.Nel gennaio 2018 è stata pubblicata la sua nuova silloge, “Il quadrato delle radici”, presso le Edizioni Ensemble di Roma. È stato invitato a partecipare a numerose letture e presentazioni sul territorio nazionale tra cui spiccano località come Genova, Milano, Roma e Matera. È tra i firmatari del manifesto culturale de “Il Bandolo”. Del novembre 2020 è la pubblicazione con l'editore Giuliano Ladolfi del suo poemetto tripartito "Né padri né madri", un libro dimensionalmente piccolo che ha però richiesto anni di lavoro e di studio.

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